Forti di una tradizione culinaria confortevole e ricca, in Calabria si è abituati a mangiare bene a casa propria, dove si trovano le stesse cose di sempre fatte con l’affidabile sapienza di mani antiche (meglio se della nonna). Sarebbe quindi quasi sacrilego contaminare questo ben di dio con le impalcature che l’ ”Età del Gourmet” (a proposito, quanto siamo stufi della parola “gourmet?) sta apportando alle nostre tavole, giusto?
Sbagliato.
Diciamo a gran voce che questa è proprio un’Età in cui vale la pena vivere:
è l’epoca dei giovani talenti che tornano in Calabria, apportando consapevolezza e freschezza a una tradizione sacra che, grazie a loro, non può che vedere aumentare il proprio valore. E’ l’Era dei ristoranti come Luigi Lepore, aperto da pochissimo a Lamezia Terme dall’omonimo chef, e che incoroniamo novità del mese.
Il suo percorso formativo e professionale la ho condotto in giro per il mondo, dalle esperienze stellate (Trussardi alla Scala di Milano, il Caino in Toscana, il Can Fabes in Spagna, La Bastide de Capelongue in Francia, per citarne alcuni) alle cucine di grandi nomi del settore (Andrea Berton, Alfio Ghezzi, Valeria Piccini, Santi Santamaria, Xavier Pellicer, Edouard Loubet, Salvatore Bianco).
Oggi, Luigi Lepore ha fortunatamente deciso di rientrare in patria e farci dono del suo sapere. La sua è una cucina contemporanea e concreta, il suo menu “sbalordisce il palato” ed evoca i ricordi di un’infanzia in cui è impossibile non riconoscersi. L’innovazione risiede nella sua metodologia, nelle tecniche con cui maneggia le materie prime, vero scrigno dell’identità di una regione ancora non sufficientemente esplorata neppure da chi la abita.
Tutto questo viene raccontato già dal benvenuto, attraverso il bao alla sardella e arancia e il tacos con polvere di peperoncino. I primi piatti diventano un’esperienza interattiva quando il maître Alfredo Manzoni ci invita in cucina a “impiattare” i bottoni ripieni di fave, spuma di pecorino e limone, che lasciano poi il posto al Ricordo di una Stroncatura, impossibile da dimenticare. Il secondo è una carne regina, l’agnello, servito con carciofi, sardella e cagliata di latte, in un continuo interscambio tra passato e presente. Anche la carta dei vini dà largo spazio a vini autoctoni e biologici.
I dolci, realizzati assieme al pastry chef Federico Cari, altro membro della cucina giovane e preparatissima del ristorante, sono un’esplosione, intrattengono, fanno ridere di gusto e per il gusto, come la rivisitazione de le Grezze nella loro confezione originale. Il dessert a base di timo, limone, nocciole e caffè, chiude il pasto e diventa un saluto che non può che essere un entusiastico “arrivederci”.
Luigi Lepore Ristorante
Via Ubaldo de Medici 50
88046 – Lamezia Terme (CZ)
https://www.luigilepore.it/