Small Magazine incontra l’associazione culturale Divina Mania. Un caffè con Mauro Lamanna e Pietro Monteverdi, due degli esponenti di una variegata squadra di professionisti e artisti. Il progetto “Schermi – Cinema Multipiazza” non lascia indifferente l’intera città: attraverso proiezioni di piazza, dal “basso” di un furgone itinerante, allestito con un proiettore di livello, il cinema d’autore entra nelle piazze principali di molti quartieri di Catanzaro – precisamente nove – e arriva fino al cuore della gente. E dalla periferia giunge al centro, per raccontare la propria storia, quella di un percorso di titoli scelti accuratamente, al fine rappresentare il quartiere in cui si vive, raccontarlo a chi viene da fuori e cercare un’occasione di condivisione.
Cosa ne pensa Small Magazine? Il progetto è unico nel suo genere: proiezioni a parte, tra l’altro riuscite, il risultato emozionale è quello di persone che avvertono la presenza di altre persone. Mondi apparentemente lontani si incontrano, e l’arte raggiunge tutti, senza differenze. Non è pretenzioso. È coraggioso, e possiede gli strumenti giusti perché ne sia possibile la realizzazione.
Schermi, cinema multi piazza: come nasce l’idea del progetto?
Nasce da una possibilità: esiste un bando promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MiBAC), che invita alla generazione di un progetto di integrazione tra la periferia italiana in generale e il cinema, al fine di alimentare la sensibilizzazione della periferia alla fruizione artistica, attraverso il cinema, ma anche attraverso l’educazione al proiettore, allo schermo, all’emozionalità. La nostra idea arriva qui: pensiamo ad installare lo schermo su un furgone, pensando alla possibilità di spostarci di quartiere in quartiere. Inoltre. Il cinema di oggi, il multisala, non proietta film d’autore.
A parte in MiBAC, esistono altre realtà che sono alle spalle del progetto?
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali finanzia la maggior parte del progetto. Poi, sono presenti dei Partners, alcuni di essi anche Istituzionali. Il Comune di Catanzaro offre il suolo pubblico e le autorizzazioni necessarie affinché le proiezioni avvengano in totale sicurezza; la Film Commission si occupa dei diritti proiezione, e dell’ospitalità per artisti che presentano i propri corti, come nel caso di Gianluca Arcopinto; Anec Calabria gestisce la contrattazione dei diritti. La curia ci dà in prestito 150 sedie, anche se cerchiamo di posizionare lo schermo perché tutto si veda anche dalle case. I balconi si trasformano in palchetti come a teatro, qualcuno preferisce il drive in: vale tutto.
Ci sono poi delle Associazioni che appoggiano la nostra iniziativa: Terra di Mezzo contribuisce con un apporto economico, Musica e Musica di Ennio Spina offre gratuitamente l’impianto che utilizziamo, l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro ci da in prestito un Proiettore di tutto rispetto, della cui istallazione si sono occupati gli stessi ragazzi dell’Accademia, che ci offre inoltre la possibilità di parcheggiare il furgone e di gestire la manutenzione dell’impianto. Tanta gente dietro, ma si fa rete a monte. Solitamente queste Istituzioni non comunicano tra loro, ma in questa occasione il lavoro è in un’unica direzione. Divina Mania si riconosce questo merito. Non esiste alcun rischio: il risultato di tutta questa comunicazione è che il lavoro che ne risulta è qualitativamente valido.
Siete stati “ospiti” in molti quartieri: com’è andata? Qual è il riscontro rispetto all’idea di partenza?
Siamo stati ospiti, è vero. Ma ospiti più che graditi. La risposta è stata più che positiva, ci ha arricchiti anche dal punto di vista umano. Pensavamo all’allestimento della scena e intanto ci offrivano da bere o ci davano una mano a sistemare. Nei giorni successivi ad una proiezione, ad esempio, siamo tornati nel quartiere che ci aveva ospitati per distribuire zaini e occorrente per la scuola ai bambini. Ci siamo accorti che la gente ha voglia di fare comunità. Col pretesto del cinema scopri un quartiere che vuole incontrarsi, parlarsi. Se pensiamo ai quartieri che solitamente non frequentiamo, anche chi, come noi, veniva da fuori, ha avuto la possibilità scoprire il quartiere “nuovo” e viverlo nella quotidianità del vedere un film insieme.
Qual è stato il criterio di scelta per i film?
Abbiamo stilato un elenco di tutti i film d’autore che ci sarebbe piaciuto proiettare, a tema periferia, che non si schierassero con i buoni o con i cattivi, e sulla base di questo abbiamo poi attuato delle scelte. Nel passo successivo, abbiamo incrociato il film con il quartiere più vicino al film stesso: non a caso abbiamo scelto di proiettare “A Ciambra” a Pistoia, dove è forte la presenza di gruppi Rom, e “This Is England” a Gagliano, storico quartiere degli Ultras del Catanzaro. Ai Giardini andrà in proiezione “L’odio”, pellicola cult per chi ha vissuto il quartiere negli anni Novanta.
La portata del progetto schermi, rispetto alle aspettative?
Schermi è un progetto pilota, nuovo nel suo genere, per cui le aspettative a monte non erano ben definite. Attualmente il progetto sta andando molto meglio di come immaginassimo. Di quartiere in quartiere abbiamo la necessità di adattarci alle esigenze del pubblico e del progetto. Noi siamo solo parte di una squadra che si occupa di organizzazione, grafica, scenografia, social. Tutto ciò funziona perché c’è una forza di fondo, in cui ognuno si occupa della propria area di interesse, ma non smette mai di comunicare con gli altri.
Spazio alle nuove idee: Quale sarà il prossimo passo dell’associazione?
Nonostante il presente ci veda concentrati su questo progetto, siamo pianificando l’anno… vorremmo fare ancora Oscenica, ma rifarlo meglio. Fare ancora Schermi, ma rifarlo meglio. E poi vorremmo metterci alla prova per la prima volta – e questa è un’anteprima – con una nostra produzione teatrale e cinematografica. Importare e portare in Calabria ciò che facciamo fuori, per produrre teatro e cinema qui, per poi esportarlo. Se ci pensiamo, Oscenica, con un solo anno di vita, faticosissimo, per portare le migliori compagnie di teatro contemporaneo qui, ci regala soddisfazioni che non avremmo immaginato. Oggi sono le migliori compagnie di teatro contemporaneo a chiederci di venire qui. Non è vero che qui non c’è niente. Quando si fanno cose di qualità, sebbene con fatica, la gente lo percepisce. E lo apprezza.